Dizionario garfagnino

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ÒMO

s.m.

Uomo, essere umano di sesso maschile. Al plur. può assumere anche un significato collettivo, di ‘umanità, insieme degli esseri umani’. È impiegato in moltissime locuzioni, tra le quali omo di Chiesa (ecclesiastico, ma anche persona devota, praticante), da omo a omo (sinceramente, in modo schietto, senza fingere). Tipico, e sostanzialmente logico, il plurale omi che si sente dire con buona frequenza al posto del pur diffuso òmini. (Cfr. Pennacchi, Tipi strani, 10; Il miccio e il cunijoro, 25; La bota e la topaceca, 30. Ugualmente cfr. Santini, Il mare visto da un castiglionese, 33; I pionieri, 67). Caratteristica (ved. supra) è l’espressione ‘miomo’ (‘mi’ omo’) per ‘mio fratello’ (se però a pronunciare detta espressione è una donna sposata, si può riferire anche al marito; cfr. Bonini, I becuri, 34: “Il mi’ omo m’ha ditto ch’è la foja / che cun tante brinate è allucciurita”). Non esistono invece le locuzioni tu’ omo e su’ omo per alludere ai fratelli di persone diverse da chi sta parlando e neppure mi’ donna per indicare la sorella. In qualche caso poi miomo (mi’ omo) significa anche ‘compagno collega’ (Santini, Carlin e il miccio, 41: “Ma quanti mi ni carichi, o mi’ omo?”).Chiara la derivazione dal lat. homo; meno evidente il fatto che tale parola potesse significare in origine ‘creatura terrestre’, attesa la probabile riconducibilità di homo ad humus ‘terra’ (così Borgonovo Torelli, 308 con una tesi di indubbio fascino, sposata anche da Mestica, 1994).