Dizionario garfagnino

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MÒRA (MÒRRA)

s.f.

Morra, gioco d’azzardo, assai comune un tempo in Garfagnana. Si reputa il caso di riportare per intero la precisa descrizione fattane da Lorenza Rossi, 256: “...passatempo dalle origini antichissime, particolarmente osteggiato dalle autorità civili ed ecclesiastiche perché considerato ‘gioco d’azzardo’. Le regole erano molto semplici: i giocatori (in numero di due, n.d.a.), abbassando simultaneamente una mano ciascuno, indicavano una cifra con le dita, pronunciando ognuno contemporaneamente ad alta voce un numero da due a dieci. Scopo del gioco era indovinare la cifra totale che corrispondeva alla somma delle dita mostrate dai partecipanti (ovviamente da una a cinque: mostrare il pugno chiuso, equivalente a zero, non era consentito n.d.a.) Con l’altra mano i giocatori tenevano invece il conto dei punti conquistati. Ogni volta che un giocatore azzeccava il numero corrispondente alla somma delle dita mostrate dai due partecipanti, conquistava un punto. Vinceva chi per primo totalizzava il numero di punti fissati come traguardo all’inizio del gioco. Nonostante i principi da seguire fossero abbastanza elementari, la ‘mora’ era un gioco difficile e faticoso: il lancio dei numeri avveniva in pochissimi secondi, a ritmo tambureggiante, a voce altissima, quasi gridando, ed il braccio utilizzato, specialmente nei giocatori alle prime esperienze, si indolenziva abbastanza facilmente. Per non parlare del progressivo abbassamento della voce e della grande sete che ne derivava, contrattempo, quest’ultimo, molto spesso combattuto con diversi bicchieri di vino rosso”. A Sassi ed Eglio, invece che dieci! – per indicare la combinazione che si aveva allorché i due giocatori avevano entrambi disteso le mani aperte – si pronunciava l’espressione tutta! L’etimologia è incerta; Devoto-Oli, 1456 parlano di una possibile derivazione da una formula sett. Zuca o mora ‘giochi o aspetti’ con raddoppio della .; Battaglia, X, 925 richiama il dizionario del Gherardini (Milano, 1880) ove è riportato ‘giocare alla mora’ come equivalente a “giocare all’usanza mora, cioè dei Mori, non essendo inverosimile che dagli Arabi imparassero gli Italiani tal gioco”.