Dizionario garfagnino

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METÀTO

s.m.

Minuscola costruzione in muratura situata in un castagneto ed adibita ad essicatoio per le castagne. È divisa orizzontalmente in due piani da un canniccio (ved. supra) fatto di rami o piccoli tronchi di castagno: nella parte inferiore si accende il fuoco mantenendolo alquanto basso, ma sempre acceso; in quella superiore, sul canniccio, si appoggiano le castagne che, con il calore, diventeranno secche ed idonee ad esser trasformate in farina. Il termine si ritrova anche in autori non garfagnini (Targioni Tozzetti, Panzini, Pascoli), ma è tipico del dialetto della valle del Serchio (Pennacchi, Santa Maria e Ferragosto, 119: “Per un anno n’arebbimo parlato / a vejo, cun j’amichi in del metato”). Tipicamente locale l’espressione acceca’ il metato, nel senso di stendere il primo strato di castagne (di una decina di centimetri) sul canniccio (ved. supra) per accendervi sotto il fuoco che le farà seccare. L’espressione – udita a Sassi – deriva probabilmente dal fatto che quella prima operazione di accensione del fuoco provocava del fumo che annebbiava la vista e faceva lacrimare gli occhi (cfr. L. Rossi, 175 175). Deriva dal lat. mediev. metatum ‘capanna di frasche’. Passerini Tosi, 919 propende invece per una derivazione da meta, catasta; Devoto-Oli, 1401 mettono tutti d’accordo facendo derivare il vocabolo da metatum‘ capanna rustica’e questo, a sua volta, da meta ‘catasta’.