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GÀSSE
s.m.
Gas, corpo che nelle condizioni ordinarie si presenta allo stato aeriforme. In senso comune, per antonomasia, il gasse è quello che viene impiegato in cucina per cuocere i cibi, scaldare l’acqua o come combustibile (Pennacchi, Il treuno, treun, 82: “L’arrosto brucia, il gasse si consuma”). Il vocabolo costituisce un’altra prova della consuetudine del dialetto della Garfagnana (ma comunissima anche in altre zone della Toscana) di aggiungere alle parole straniere adottate, terminanti per consonante, un’altra consonante identica a quella ed una successiva ‘e’eufonica (autobusse, rumme, ecc.). La parola fu coniata nel XVII secolo da G. B. Van Helmont. Su questo punto concordano gli autori di diversi dizionari, ma da qui iniziano le divergenze. Per Mestica, 658, costui era un chimico olandese che coniò il termine sulla base del tedesco geist ‘spirito’; secondo Palazzi, 502, Van Helmont era un medico belga e la parola deriverebbe dal lat. chaos ‘materia informe’; Battaglia, VI, 603, concorda con Palazzi sull’origine del vocabolo (da far risalire peraltro al greco kàos), ma ritiene Van Helmont un fiammingo; Borgonovo-Torelli, 125, infine considerano Van Helmont un chimico belga. Forse hanno ragione un po’ tutti: Jan Baptiste Van Helmont (1577-1644) fu un chimico, medico e filosofo belga (Nuova Enciclopedia Internazionale Grolier-Curcio, vol. XI, 266).