Dizionario garfagnino

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VÓLE’

trans.

Pres. indic. Io vójo, tu vói, egli vòle, noi vogliàm(vogliàn vojàm,vojàn) voi voléte, essi vójon(vojín); imperf. Iovoléo (volévo); fut. io vorò; pass. rem. io volétti(vòlsi, vòlli), tu volésti, egli volétte(vòlse, vòlle), noi voléttimo(vòlsimo, volémmo), voi voléste, essi voléttero(vòlsino, vòllero); cong. pres. (che) io vòglia; part. pass. volsuto (vulsuto; voluto). Volere, desiderare ardentemente, richiedere, pretendere. Ma anche ‘decidere, ritenere giusto, preferire’ (il mi’ omo volle prende l’iscurcion). Come in italiano, usato insieme a ben e male, significa ‘provare affetto’ (mi pa’ mi vol ben) o ‘nutrire avversione’ (quella donna vol male alle bestie). È caratteristico il significato traslato attribuito al verbo vole’dal dialetto garf., corrispondente a ‘non opporsi, lasciar fare’. Per meglio comprendere quella che sembra un’anomalia linguistica bisogna partire dal concetto che in passato i contadini venivano divisi dai ragazzi, desiderosi di impossessarsi di qualche frutto dei loro alberi o di qualche prodotto del loro orto, in due categorie: quelli che si opponevano a detta attività e quelli che, ogni tanto, chiudevano un occhio; per indicare l’atteggiamento dei primi si usava l’espressione ’un vole’– con sottinteso ‘che gli si portino via le cose sue, che si entri nei suoi campi’, rovinando i raccolti (attento se vai a ruba’ le mele al Rocco; lu’ ’un vole) – mentre per riferirsi al comportamento dei secondi si impiegava vole’. Ora, se quanto alla prima accezione non vi sono particolarità da notare (‘non volere’ significa, anche in italiano, ‘opporsi, essere contrario’), più singolare è l’uso del verbo vole’nel significato di ‘tollerare, non opporsi’, in quanto – almeno nella lingua italiana – tra ‘non opporsi, sopportare’ e ‘volere’ c’è una bella differenza. Ma se impiegare il verbo ‘volere’ per ‘tollerare’ è impreciso (se non errato) in italiano, non è così nel dialetto della Garfagnana che, per la circostanza sopra descritta, dà al verbo vole’proprio quel significato. Dunque dire andiam a pijà le mele nel campo del Michele che vole non significa (rectius non significava) che costui desiderasse gli venisse rubata la frutta, ma solo che avrebbe tollerato il fatto, avrebbe chiuso un occhio, non avrebbe inseguito con la vetta i ladruncoli. In sostanza, se è vero che in italiano il corretto contrario di ‘non volere’ (’un vole’) è ‘volere’ nel senso di ‘desiderare, pretendere, esigere (e non certo in quello di’’tollerare, sopporare’), ciò non avviene nel dialetto garf. che, forse per ragioni di semplicità, ritiene giusto opporre a ’un vole’il verbo vole’. Ciò, va detto, vale per la fattispecie illustrata perché negli altri casi il significato del verbo non diverge dall’italiano ‘volere’. Dal tardo lat. volere per il class. velle.