Dizionario garfagnino

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SPARIGLIA’

trans.

Coniugato come i verbi in ia’. Spareggiare o sparigliare, tipica azione che si fa nel gioco dello scopone (o della scopa). Palazzi, 1161, lo limita alla “cattura di uno dei quattro sette, in modo da render più difficile, al mazziere ed al suo compagno, di prendere gli altri per conquistare i punti della primiera”. Trattasi peraltro di spiegazione che pecca per difetto: infatti è possibile spariglia’con tutte le carte per cui occorre chiarire ed approfondire l’argomento. Poiché le carte sono 40, con quattro semi di dieci disegni diversi ciascuno, se ogni partecipante, al proprio turno, potesse solamente calare, ovvero prendere una carta sul tavolo uguale a quella che sta giocando, le carte resterebbero sempre pari (perché tutti avrebbero preso asso con asso, due con due, ecc.). Ma questa è un’ipotesi difficilmente verificabile, poiché le regole della scopa e dello scopone consentono di prendere una carta uguale a quella giocata, ma anche di far proprie più carte la cui somma corrisponda al valore di quella che si gioca (ad esempio: un tre ed un quattro con un sette; un sei ed un quattro con un re, ecc.) o di ‘calare’ (quando con la carta che si gioca non sia possibile prenderne qualcuna di quelle in tavola). Sparigliare è proprio l’azione di chi, con una carta, ne prende più di una che, sommate, danno il valore di quella giocata. In tal caso infatti, quelle che sono state prese e quella giocata, non sono più, ‘pari’ nel mazzo. Va ancora osservato che chi effettua l’ultima presa dello sfoglio ha diritto di far sue tutte le carte che si trovano sul tavolo allorché più nessuno ne abbia ancora da giocare (cosa indubbiamente utile). Poiché il mazziere sarà colui che dovrà giocare per ultimo, è evidente che, ove egli rimanga con l’ultima carta in mano non sparigliata, potrà prendere sicuramente una di quelle sul banco, impossessandosi anche di tutte le eventuali altre. Ecco perché una delle prime regole dello scopone è proprio quella di non ‘spareggiare’ (spariglia’) se si è il mazziere (o il suo compagno) e di ‘spareggiare’ invece nel caso opposto. Per l’etimologia ved. la voce seguente.