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NÉCCIO 1
s.m.
Prodotto ricavato dalla macinatura delle castagne secche. Il vocabolo è usato comunemente per indicare la farina di castagne (farina di neccio) o la polenta fatta con tale farina (polenta di neccio, in contrapposizione alla polenta di granturco). È appena il caso di ricordare che la polenta di neccio non è da confondere (come crede molta gente non garfagnina, quando si nomina e si spiegano i componenti di tale ricetta) con il castagnaccio, preparazione completamente diversa e da consumarsi in tutt’altra maniera (ved. supra). La polenta di neccio viene infatti ottenuta con il sistema adoperato per la comune polenta di granturco, versando, cioè, nell’acqua bollente e leggermente salata, la farina, continuando a mescolare affinché non abbiano a formarsi grumi (ovvero per eliminarli, nel caso se ne siano creati), fino a quando l’impasto non abbia raggiunto una certa consistenza. Si accompagna prevalentemente con fegatelli, cotechino, zampone, ossi di maiale. Esistono molte altre preparazioni particolari realizzabili con la farina di neccio (manafregoli, pappini, vinata) per la cui spiegazione si rimanda alle singole rispettive voci. Santini, Elezioni amministrative, 29 usa il vocabolo al femm. (neccia vecchia). Deriva forse da un lat. mediev. nebula ‘cialda’ o dal ligure neg(Battaglia, XI, 290). Mestica, 1008 ritiene il vocabolo corruzione popolare di ‘castaneccio’ (da ‘castagnaccio’).