Dizionario garfagnino

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MÓSTRO

s.m.

Animale mostruoso, uomo orribile. L’espressione nel linguaggio della gente di Garfagnana ha tuttavia perduto molta della sua portata dispregiativa per assumere il significato di ‘fenomeno, tipo stravagante, singolare’, spesso in senso affettuoso (ma hai visto che ha cumbinato quel mostro di tu’pa’?; mostro, cume son cuntento di vedetti!). (Pennacchi, Le bone feste del mi’fijolo, 67: “Perché ‘sta mostra d’una Garfagnana / è cusì bella anco s’edè luntana”). Anche Bonini fa uso di questo vocabolo (El piovan, 61: “Ma lu’ a quel tempo mostro, eppo’ ribelle / nundece retta...”). Simpaticissimo è l’impiego che fa della parola l’anonimo autore di un “Incontro tra parenti” apparso su “Il Messaggero di Lucca”, anno XXII, n° 238, riferito da Gian Mirola, 25: “Toh, guarda chi si vede! / È torno il mi’ parente / mostro, come stai ben! / Ti pijasse un accidente!”. Da notare che la parola ricorre . sempre nel senso di ‘persona singolare e simpatica’. anche riferita a donne (non di rado impiegandosi il femm. mostra). Il vocabolo poi viene utilizzato per indicare le invenzioni moderne. Dal lat. monstrum ‘prodigio’, dunque assai più vicino all’accezione garfagnina che al senso dispregiativo della parola italiana.