Dizionario garfagnino

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MÒRTO

agg e s.m.

Senza più vita. Il vocabolo è identico al medesimo termine italiano, ma viene segnalato per ricordare la locuz. idiom. garf. Ben dei morti che costituiva un tipo di questua legata alla difficile situazione economica che molte famiglie dovettero affrontare nel periodo tra le due guerre mondiali e negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda. Si trattava di “un uso dei bambini, consistente nell’ottenere dalla gente generi alimentari girando di casa in casa tra l’ultimo ed il primo giorno dell’anno; in cambio di alcune noci, una manciata di castagne secche, qualche arancia, i ragazzini – che, in tal modo, sollevavano un poco le proprie famiglie nel loro mantenimento – promettevano di pregare per l’anima dei parenti defunti dei loro benefattori” (Lorenza Rossi, 104). La differenza con l’espressione analoga pan dei morti (vedi infra pan) . probabilmente da ricollegarsi ad una comune origine . stava nel fatto che, in questa ultima usanza, l’iniziativa partiva dagli stessi benefattori, cioè dai familiari del defunto (che preparavano il pane da donare a chi avrebbe pregato per lo scomparso), mentre nel caso del ben dei morti, l’iniziativa stessa proveniva da persone estranee alla famiglia che faceva la beneficenza. Un’altra espressione caratteristica che vede impiegata la parola morto – per quanto più genericamente toscana, che tipicamente garfagnina – è a babbo morto con la quale inizialmente si indicava la restituzione di una somma di denaro ad una scadenza non precisata e che oggi viene utilizzata per indicare chi tenga un comportamento imprevidente o indolente. Dal lat. mortuus ‘morto’.