Dizionario garfagnino

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MÍCCIO

s.m

Asino, quadrupede domestico utilizzato per il trasporto soprattutto di cose per la sua forza e la sua resistenza; trovava spesso impiego anche come cavalcatura. In senso traslato indica una persona cocciuta, caparbia (è testardo cume un miccio! o, semplicemente, è un miccio). Il vocabolo identifica anche il mulo (Venturelli, Glossario, 272; Pennacchi, Se artornasse mi pa’, 70: “...anco a esse micci si va ben a scola...”; Santini, Carlin e il miccio, 41. Bonini, Se, 40: “se il miccio .un rajasse”). Di miccio parla anche uno dei più ripetuti stornelli garfagnini “Stattene zitta che nun sai cantare / appresso alla mi’ voce .un sai venire / appresso alla mi’ voce .un sai venire / mi sembri un miccio che nun sa rajare”. Miccio, come si è visto,è anche lo studente che non riesce bene a scuola. Molto diffuso è pure il dimin. miccetto, miccettin, miccittin (Pennacchi, Il miccio e il cunijoro, 25: “In d’una stallettina, fori Roma, / stava ligato un miccettin da soma...”. Venturelli, Glossario, loc. ult. cit.). Parola dall’etimologia incerta. Battaglia, X, 346 ritiene trattarsi di voce onomatopeica incrociata con i derivati di piccio(lo). Il Dizionario Garzanti 1046 lo definisce termine di origine espressiva.