Dizionario garfagnino

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MÀGGIO

s.m.

Canto e rappresentazione popolare di tipo tragico, con contenuto illustre (epico, storico, leggendario) in cui di norma si scontrano i rappresentanti delle forze del Bene (i Cristiani, i Crociati) e del Male (i Pagani, i Turchi) con la inevitabile vittoria dei primi sui secondi. Le origini del maggio vanno ricercate nei canti popolari che celebravano il ritorno della Primavera e la sua vittoria sull’Inverno. Il maggio veniva cantato (oggi, purtroppo, l’antica e bella tradizione è quasi scomparsa) la domenica pomeriggio in una corte, in un’aia, in un bosco, senza alcun palcoscenico e con solo due tavoli (o due panche) con alcune seggiole a simboleggiare le Corti. Da una parte (in genere ad Ovest) si ponevano i Buoni, dall’altra, i Cattivi. I maggianti (ved. voce precedente) entravano in scena in processione (prima il Paggio, poi i Buoni, indi i Cattivi) al suono del violino secondo la loro posizione sociale (prima il Re, poi la Regina, il Principe e così via). Vi era anche il suggeritore che si poneva bene in vista per aiutare i cantori in caso di bisogno. Dopo che il Paggio (o l’Angelo) aveva riassunto la vicenda, iniziava la rappresentazione; prima cantavano i Cristiani, quindi i Turchi. La storia si dipanava tra scontri e duelli e si concludeva sempre con la vittoria dei Buoni, dopo di che i maggianti cantavano una o più strofe di scuse per gli errori compiuti e di ringraziamento per la pazienza avuta dagli spettatori e per le offerte che questi ultimi avrebbero ritenuto di fare. Stilisticamente il maggio è dato da un paio di centinaia circa di quartine di ottonari a rima baciata, intervallate, nei momenti di maggior pathos, da ariette (ved. supra), aventi funzione analoga a quella delle romanze nelle opere liriche. La melodia è sempre la medesima per tutte le strofe e cambia solo nelle ariette dove assume un’espressione più lirica, più cantabile. Un ritornello, chiamato sonatina, interrompe a volte la strofa dopo i primi due versi. Dal punto di vista del folklore non è sbagliato affermare che “il maggio rappresenta il genere più notevole ed importante delle poesie e dei canti popolari”. Per un approfondito e completo esame del maggio in tutti i suoi aspetti ved. Lorenza Rossi, 135 sgg, da cui abbiamo desunto molte delle notizie riportate per la compilazione di questa voce e di quella precedente. La parola deriva forse dal nome del mese, perché era questo il periodo in cui la gente si esibiva pubblicamente con canti e musiche sulle aie o sopra altri improvvisati palcoscenici o forse – e più probabilmente – perché, affondando la manifestazione le sue radici nella celebrazione del ritorno vittorioso della Primavera sull’Inverno, era questo il mese in cui tale trionfo era più evidente.