Dizionario garfagnino

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IMBIUTA’

trans.

Coniugato come ama’. Tra i dizionari comuni, solo Fanfani, 429 menziona questo verbo cui attribuisce il significato di ‘impiastrare’, che non è precisamente quello garfagnino di ‘pareggiare l’aia per la battitura del grano’ (proposto da Battaglia VII, 297). Effettivamente trattasi di termine poco comune ed ormai desueto, oltre che di difficile comprensione, anche con la definizione, pur corretta, ora fornita. Per questo motivo si ritiene il caso di riportare la precisa spiegazione apparsa sul periodico “La Pania” (marzo 2006): “Quando la macchina del grano non c’era ancora, si pistavano i mannelli su vecchi usci stesi a terra. Ma c’era il rischio che i preziosi chicchi se ne andassero persi sull’aia, sterrata e piena di buchi. Già, l’aia davanti casa non era di cemento. Il rimedio c’era; bastava imbiuta’l o spazio entro cui i chicchi di grano potevano spargersi schizzando via. Cioè? Si prendeva dalla stalla lo sterco delle mucche, lo si diluiva con acqua in grossi recipienti; poi questa melma veniva spalmata sull’aia: si creava così una piattaforma che, al sole, diventava liscia e dura come il cemento. E di chicchi di grano non ne andava perso uno”. Per la verità il giornale riporta imbuita’, termine risultato sconosciuto a seguito di indagini espletate in loco, dalle quali è risultata la possibile esistenza di una variante imbiuita’, ma non di imbuita’, onde il vocabolo citato da La Pania risulta dovuto ad un semplice refuso. Battaglia (loc. ult. cit.) lo fa derivare dal lat. biuta e questo da abluta ‘lavatura’.