Dizionario garfagnino

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BÉCURO (BÉCORO)

s.m.

Baco da seta, filugello. L’allevamento di questi animaletti costituì, fino agli anni Cinquanta, una risorsa dell’economia garfagnina(e non soltanto di questa).. “Il compito di far schiudere, col calore del corpo, le piccolissime uova (dette anche semi) era riservato alle donne che le tenevano in seno, racchiuse in un panno, per un tempo variante dai 14 ai 18 giorni. Solo durante la processione di S. Marco (25 aprile) per un attimo levavano il fagottello ed il prete lo benediceva. A benedizione avvenuta se lo rificcavano sotto e continuavano a covarlo finché le uova non si erano completamente schiuse”: così Gian Mirola, nella nota esplicativa alla poesia di Bonini intitolata, appunto I becuri, 34. Caratteristica l’espressione nudo come un becuro equivalente di quella italiana ‘nudo come un verme’. Nella precedente edizione avevamo adottato la dizione piana (becùro / becòro), ma nuove indagini e testimonianze ci hanno condotto a ritenere la parola sdrucciola.Etimologicamente è riconducibile a beco (ved. la voce precedente). variante di ‘baco’.