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ALLUMA’
trans. e intrans.
Coniugato come ama’. Illuminare, mettere in luce, accendere, far chiaro, diventar lucido (Fanfani, 40); anche in senso figurato ‘rischiarare di luce spirituale’. Il verbo si trova nella trasposizione in metrica, effettuata da Vittorio Pieroni, del racconto popolare tradotto in italiano (dal vernacolo di S. Romano) da Graziella Tomei e relativo ad un incontro fra due cognate ed un cinghiale. La protagonista, per proteggere la congiunta in avanzato stato di gravidanza, si parò davanti alla bestia, rimediando un colpo di zanna al ginocchio e una testata al fegato per cui, dice, dal “gran male mi si allumonno j occhi”. Gian Mirola, che riporta la poesia nel volumetto Il vernacolo garfagnino e i suoi poeti, 32, definisce la frase “bellissima espressione trecentesca”, trovandoci assolutamente concordi. Dal franc. allumer, derivato dal tardo lat. adluminare per illuminare da lumen ‘luce, fiaccola’ (Battaglia, I, 338).